Generazione 3.0 - l’altra faccia del social-web

I social network e le relazioni sociali sono da tempo nel mirino degli esperti; gli schieramenti sono netti: chi difende senza "ma" la modernità e chi attacca e demonizza la vita virtuale. I rischi presentati a volte ripercorrono la fantasia ma cosa c’è davvero di sbagliato nel legame virtuale? Perché si è irresistibilmente attratti dal web e dalla sua crew?
Avere amici su fb o follower su Twitter sembra essere reale ma conosciamo davvero queste persone? Spesso davanti a una foto di un evento o allo stato di un “amico” ci si immedesima, ci si cala in quel contenuto tanto quanto fosse un personale ricordo e parte della propria esperienza. In tal modo avere amici virtuali equivale a relazioni reali: ci si può scambiare consigli, sensazioni, pensieri oppure con un clic guardare da spettatore quelle di altri senza troppe preoccupazioni o paure di mettersi in gioco.
E’ doveroso precisare che non tutti usano questo complesso strumento allo stesso modo ma è utile sapere che ricerche aggiornate dal Telefono Azzurro e Eurispes indicano come più spesso si ricorre al web e nello specifico ai social network con tempi di navigazione sempre più alti: per più di quattro ore al giorno, tutti i giorni, previlegiando internet ad altre attività quali sport, attività artistiche o centri aggregativi; inoltre non bisogna sottovalutare le situazioni di cyberbullismo dove sempre più spesso i ragazzi si nascondono dietro un anonimato e il caos della rete per prevaricare e deridere i propri compagni.
E’ ormai opionione comune che dietro queste situazioni il problema maggiore non è il web in sé ma se mai la solitudine e l’isolamento in cui ci si trova durante la navigazione. Per tutti noi è infatti fondamentale sentirsi parte di qualcosa, che sia un gruppo di lavoro o di amici, ma ciò che non risulta chiaro è che ricorrendo all’esclusivo scambio di messaggi e status nel virtuale ci si allontana sempre più dal contatto umano, sfavorendo la cooperazione tra pari e gl’aspetti sociali e positivi dell’amicizia. Quest’ultima criticità rimane risolvibile nel momento in cui si integrano i due sistemi: virtuale e reale; in questo caso si fa strada l’idea di utilizzare i mezzi comunicativi in modo responsabile e attivo, esprimendo la propria individualità e mostrandola sul campo ad esempio in una partita di calcetto o in qualsiasi altra situazione di aggregazione. Non vorrei tralasciare inoltre l’utilizzo dei social network come mezzo per sfuggire alla timidezza sociale. Talvolta si prova un tale disagio nel rapportarsi ai propri compagni che l’uso di un filtro sembra la soluzione migliore. Internet e il suo anonimato dà questa possibilità, aiutando magari a comunicare con persone che nel reale non si riuscirebbero ad avvicinare (un amico/a che ci piace, un ragazzo/a più grande o semplicemente a dire la nostra opinione sulle cose); questo non deve essere mai letto come segno di debolezza o di codardia ma piuttosto come passaggio a volte obbligato all’età adulta. Trovare quindi in internet il famoso filtro non sempre giova alle relazioni future, in quanto rinforza l’idea che non si possa comunicare di persona, face to face. Altre situazioni in cui si prova forte disagio fanno si che si abusi di internet e con conseguenze non sempre innocue. In alcune esperienze raccontate da ragazzi che vivono situazioni di malessere relazionale, i quali ricorrono spesso a internet per sfuggire da situazioni di solitudine, permane un senso di vuoto e di insoddisfazione dato appunto dal nebuloso effetto che le relazioni virtuali comportano.

Concludendo, l’idea di ritagliare degli spazi di mutuo ascolto e di sostegno gruppale è la mission del progetto dedicato ai ragazzi dall’associazione A.P.A. http://amagiovanipordenone.blogspot.it. Il quale nasce per fornire ai diretti interessati una guida e un supporto reciproco senza dimenticare la dimensione interattiva e di scambio virtuale. Un mix che tiene conto delle potenzialità di internet e che allo stesso tempo è attento alle interazioni faccia a faccia. Inoltre i temi discussi sono democraticamente scelti e provenienti dalle singole esperienze, trasformando così dei limiti percepiti in risorse per tutti.


Federico Mascarin
Helper del gruppo AMA Giovani di Sacile